Mi presento come autore e fotografo.
Mi chiamo Mario Jr. Nicorelli e lavoro come impiegato prog. a Salgareda, in provincia di Treviso. Dal 1999 sono un appassionato di fotografia e, come molti amici appassionati di questa disciplina, ho sempre fotografato soggetti differenti senza mai dedicarmi in un ramo specifico. Nonostante ciò, non sono un fotografo professionista né un esperto nel campo, e non vantando titoli, premi o iscrizioni presso fondazioni rinomate, mi definisco solamente un fotografo curioso ed eclettico autodidatta.
Il mio carattere e la mia indole non mi portano ad aspettare il “colpo di fortuna” o a “cogliere l’attimo”, come fanno molti, ma preferisco la fotografia tecnica, che si apprende con lo studio e l’esperienza sul campo.
Oltre a dedicarmi alla pratica della fotografia, nel 2011 ho cominciato a condividere le mie conoscenze, mettendo in atto una serie di progetti legati alla diffusione della fotografia nel Triveneto. Tra i vari intenti, quello che mi ha dato maggiori soddisfazioni è stata la costituzione del Centro Stile Fotografia. Nato come associazione fotografica (foto club) nel comune di Salgareda (TV), il Centro Stile è diventato in breve tempo un punto di riferimento per la fotografia nel Triveneto, offrendo corsi di fotografia, concorsi a tema, incontri con autori, workshop, raduni con brand del settore e manifestazioni di interesse nazionale in modo costante.
Quando è nata questa mia passione per la macrofotografia.
Nel 2017, la mia attività fotografica subisce un cambiamento significativo, in seguito al mio allontanamento dall’associazione da me fondata, a causa di dissidi con il direttivo. Da quel momento in avanti, mi dedico all’autodidattica per approfondire la tecnica della macrofotografia, focalizzando il mio interesse sulle gocce d’acqua come soggetto.
Questa mia passione per la fotografia delle gocce d’acqua è nata casualmente, quando per la prima volta ho visto alcune foto che ritraevano gocce particolari, in grado di riflettere al loro interno ciò che si trovava loro alle spalle.
In passato, non avevo mai prestato attenzione alle gocce d’acqua, dando per scontata la loro presenza in natura (come dopo la pioggia o al mattino con la rugiada). Tuttavia, ho scoperto che queste semplici gocce celano molto più di quanto avessi mai immaginato, e ho iniziato ad avvicinarmi maggiormente a questo aspetto della fotografia.
Quali e quanti sono gli elementi che compongono le mie fotografie.
Le mie fotografie si caratterizzano per la loro essenzialità e semplicità. La composizione dei miei set è costituita prevalentemente da elementi naturali come l’acqua, i fiori e i riflessi. Questa scelta consente di conferire al soggetto principale – la goccia – la giusta importanza e di preservare l’immagine nella sua forma più naturale e pulita. Come evidenziabile dalle mie opere, il soggetto centrale è sempre la goccia, ove possibile, anche più di una.
Non ho mai nascosto a nessuno il procedimento con il quale creo i set. Tant’è che molti fotografi che hanno iniziato a pubblicare macrofotografie con le drops, mi taggano in Facebook e su Instagram per ringraziarmi di tutti i consigli dati.
Di solito, sia che mi dedichi alla fotografia in interni che in esterni, agisco sempre da solo. Questo mi consente di concentrarmi sulla composizione del set. Tuttavia, ciò comporta anche che non ho mai qualcuno che mi possa riprendere mentre preparo lo scatto in stile “tutorial”. Pertanto, al fine di fornirvi un’idea di come realizzo i miei set, allegate in modo un po’ spartano alcune foto scattate da me con lo smartphone.
> Nel primo esempio il classico set con posizionamento di alcune gocce sui petali per fotografare i riflessi dentro ad esse.
> Nel secondo esempio un set nel quale sto realizzando le cosiddette Drops Rebound (gocce che rimbalzano).
Sarò un po’ retorico nel dirlo, ma come potete ben vedere da questi set “casalinghi”, per fare macro fotografia non servono attrezzature da studio professionale.
Generalmente quando decido di fotografare o di fare esperimenti sia in casa che all’esterno, come prima cosa rifletto sul risultato che desidero ottenere e stabilito questo inizio con il posizionare la reflex sulla slitta micrometrica e la stessa sul treppiede. A questo punto valuto se mi può servire altro per la foto, come per esempio i trigger, i flash e poi quanti e quali diffusori disporre. Per far comprendere a tutti che non serve recarsi in Madagascar per trovare soggetti da riprendere, vi faccio pensare a quante volte non ci accorgiamo che attorno a noi siamo pieni di soggetti da riprendere in macrofotografia. Basta scendere in giardino o al parchetto comunale per trovarne migliaia tra: fiorellini, fili d’erba, boccioli, sassolini, insetti, particolari di oggetti e nelle prime ore del mattino tante drops.
Ovviamente ogni set che realizziamo ha le sue peculiarità e complessità da tenere in considerazione, Se faccio due conti alla buona, la creazione di un set mi porta via di media una 20ina di minuti che poi in modo regolare aumentano durante la fase di preparazione dello scatto con le varie prove di: messa a fuoco, inquadratura, parallelismo, apertura diaframma ecc ecc.
E poi c’è sempre qualcuno che mi chiede. Ma lo sfondo c’è o non c’è? Per caso si tratta di foto-elaborazione o di qualcosa d’altro di non ben definito?
A questa domanda rispondo a tutti che è top secret. Scherzo ovviamene, anzi è da molto tempo che ne parlo in diversi forum, gruppi di fotografia e durante le serate che faccio in molte associazioni. Come già ho accennato per i miei soggetti fotografici come sfondo utilizzo di tutto, ma proprio di tutto. Ad oggi penso di aver collaudato centinaia di materiali diversi con risultati più che soddisfacenti.
Nelle fotografie dove tutto e “naturale”, dispongo come sfondi Gerbere, margherite, primule, rose o mazzi misti di fiori.
Poi ci sono le foto un po’ particolari dove abbino al soggetto sfondi composti da diversi materiali come; foulard colorati, tovaglie, paillettes e bigiotteria che incollo su fogli trasparenti e che uso anche per creare stupendi effetti bokeh. Impiego spesso superfici plastiche come per esempio le etichette delle bibite oppure le ante in pvc o la carta colorata che recupero dai pacchi regalo. Sempre per creare effetti particolari mi è capitato di usare il display dello smartphone o il monitor del pc e perché no anche i fili di lucine colorate natalizie. Posso riassumere che in questo genere di fotografia la fantasia la fa da padrona e chi più ne ha più si diverte e crea stupende immagini.
Poi arriva la domanda da 1 milione di euro. Ma quelle goccioline come le realizzi? Da dove saltano furori? Come fanno ad essere cosi sferiche e precise?
Ci tengo particolarmente a rispondere, poiché mi è già capitato in diverse occasioni di essere giudicato da qualche “collega” come quello che usa per le proprie fotografie la glicerina, la vasellina o composti siliconici trasparenti con il fine di realizzare delle gocce rotonde e visivamente grandi. Grazie al supporto di piccoli video, ho dimostrato che non c’è trucco ne inganno e tutto si può fare utilizzando normalissima acqua. Tutte le foto contengono h2o (acqua) nessuna sostanza artificiale viene aggiunta. Per quanto riguarda il fatto che si vedono grandi e sferiche posso rispondere ricordando a tutti che stiamo parlando di macrofotografia ed è normale quindi percepire nella foto la goccia molto ingrandita. Non c’è da stupirsi neppure per il fatto che siano sferiche, è solo una questione di fisica. Per spiegarlo in maniera semplice posso dire che: più una goccia è piccola più rimane sferica grazie ai legami tra le molecole d’acqua e alla tensione superficiale della goccia stessa.
Un consiglio per tutti: usate la soluzione fisiologica per le vostre gocce. Durante i miei esperimenti ho notato che l’acqua di casa “quella classica del rubinetto per capirsi” era un po’ opaca e mi creava dei riflessi poco nitidi. La causa ovviamente è dovuta ai vari contaminanti tra i quali: la durezza dell’acqua (calcare) e l’aggiunta di cloro/altro da parte dei vari gestori. Per ovviare a ciò ho iniziato a provare diversi tipi d’acqua, da quella in bottiglia a quella distillata fino a quando non ho provato la soluzione fisiologica. Ovviamente parliamo di differenze al limite del percepibile, che però a molti ha fatto comunque comodo saperlo, non per niente hanno preso d’assalto le farmacie sotto casa.
Per quanto riguarda come le realizzo credo sia abbastanza scontato, utilizzo delle semplici siringhe ad ago e in certi casi un normalissimo spruzzino/vaporizzatore.
In quali luoghi preferisco realizzare le mie macrofotografie?
Sinceramente non ho un luogo prestabilito dove mi reco a realizzare macrofotografia, diciamo che da vero sperimentatore spazio a 360 gradi.
Per farvi degli esempi: spesso fotografo in studio o meglio sulla scrivania del pc dove poi faccio anche la post-produzione e la pubblicazione dei miei lavori online.
Altre volte esco a fotografare nel giardino di casa mia oppure mi sposto nel parco comunale o nelle campagne adiacenti. Spesso è capitato in cucina o nel garage, perfino nel bagno dentro la doccia. In poche parole, dove trovo spazio e acqua io realizzo le mie idee fotografiche.
Ciò che mi fa spesso sorridere riguarda i commenti verso la mia attrezzatura. In tanti mi dicono: Beh con la fotocamera e gli accessori da migliaia di euro che hai è normale che riesci a fare queste foto…………. E io sorrido.
Da buon fotoamatore, ma soprattutto da persona consapevole del proprio strumento non seguo la moda del cambio macchina quando esce il modello successivo. Anzi, ora che ci penso sono più di dieci anni che uso sempre la mia “regina” per tutte le mie fotografie. Ho la Nikon D300s una reflex che in 10 anni mi ha dato e mi sta dando sempre tante soddisfazioni.
Lo so mi dite spesso che; è datata, ha pochi megapixel, è ingombrante è rimasta indietro nel tempo con l’elettronica, tutto vero, ma io con lei realizzo queste foto, cosa che altri con modelli superiori non riescono a fare. Quindi merito della macchina o del fotografo??
Se poi scendiamo nel dettaglio e parliamo di ottica/lente per la macrofotografia, sappiate che utilizzo il Sigma 105mm (ultima release) al quale abbino una serie di tubi di prolunga della Kenko. Ovviamente oltre a quest’ottica utilizzo e ho utilizzato in passato: il 105mm Nikon, il 90mm Tamron, il 100mm Tokina e per il close-up il 70/200 di Tamrom. Poi ovviamente ho per altri generi fotografici un 12/24mm un 50mm un 18/50mm e un 200mm, ma sono lenti che oramai vengono utilizzare di rado.
Se scendo sempre più nel dettaglio del mio corredo per gestire al meglio lo scatto mi avvalgo di trigger e telecomandi remoti, abbinati sia alla reflex sia per l’illuminazione. Utilizzare i trigger wifi senza l’ingombro dei fili è comodissimo, ci consente libertà di movimento anche dove lo spazio per muoversi è molto limitato.
In fine ma non per questo è meno importante utilizzo sempre una slitta micrometrica associata al treppiede. Questi due elementi mi consentono un buon controllo in fase di messa a fuoco e molta stabilità quando i tempi di scatto sono più lunghi di quanto riuscirei a gestire a mano libera. Tralascio di descrivere il resto del corredo che comprende: pannelli riflettenti, diffusori, stativi con plamp, flash ecc
Qual è la cosa più importante in macro fotografia? Senza dubbio la messa a fuoco e la nitidezza del soggetto. Quindi buon Focus Stacking a tutti!!!
Il Focus Stacking è una tecnica di ripresa usata sia nella fotografia sia nella scansione con microscopi elettronici da laboratorio, serve principalmente per aumentare la nitidezza del soggetto. Questa tecnica consiste nel realizzare una serie di scatti/scansioni della stessa inquadratura dove il piano di messa a fuoco sia differente su ognuno di essi (per differente si intende a fuoco o prima o dopo dello scatto iniziale). Lo scopo di questa tecnica sta nell’ottenere un’immagine finale con una profondità di campo maggiore rispetto a quella che si potrebbe avere con uno scatto singolo ad una data apertura del diaframma. Il Focus Stacking si usa principalmente quando la distanza ravvicinata del soggetto alla fotocamera unita alll’alto rapporto di riproduzione dell’ottica riducono la profondità di campo (punto a fuoco) a pochi millimetri o in certi casi a pochi decimi di millimetro.
Per mettere in atto questa tecnica il fotografo deve realizzare una serie di scatti (minimo 2 ad un massimo di n° scatti) dove il piano di messa a fuoco deve essere sempre spostato fino a coprire interamente o in parte il nostro soggetto. A questo punto mediante software appositamente progettati non si fa altro che impilare tutte le nostre fotografie una sulle altre. La somma delle zone nitide di ogni scatto realizza un’unica immagine con estesa profondità di campo. I programmi più utilizzati nell’ambito amatoriale e prof.Le sono Adobe Photoshop, Helicon Focus, Zerene Stacker.
Quanto sopra citato non può non concludersi con la post-produzione. Quali sono gli strumenti e quali interventi faccio?
Tutte le mie fotografie sono realizzate in formato Raw che come ben sappiamo è un formato proprietario della macchina fotografica, al quale non viene aggiunta nessuna post-produzione durante la registrazione sulla memorycard della nostra fotocamera. Per sviluppare il file Raw utilizzo esclusivamente Adobe Lightroom, software che trovo estremamente preciso e soprattutto user friendly. I passaggi in post-produzione che faccio sono semplici e riguardano: Il bilanciamento del bianco, la regolazione di luci e ombre, l’applicazione di una adeguata nitidezza alla quale abbino una corretta riduzione del rumore. In fine se ciò non aggiungo le classiche regolazioni di contrasto e saturazione. Ci tengo a precisare che non metto in atto fotoritocco di nessun genere, le mie immagini sono cosi come si vedono senza che sia aggiunto o tolto nulla dalla fotografia originale.
Bye !!!!!!!!