Corso di sopravvivenza per fotografi disadattati. Tutto serve come tutto e’ superfluo, qui alcune tracce mirate per avere alcune dritte in fotografia.
PUNTO 1)
MAI SOTTOVALUTARE LA FASE PRIMA DELLO SCATTO
Riordinare la propria attrezzatura è una delle cose da fare prima di una qualsiasi sessione fotografia. Molti fotografi tralasciano questo “rituale”, pensando solamente al soggetto e alla location in cui andranno a fotografare.
Pertanto vi consiglio di:
1) Verificare sempre lo stato della carica delle batterie (e se possibile portane sempre una di riserva);
2) Svuotare le schede di memoria e di tanto in tanto fare una formattazione in macchina. Ricordarsi poi che è meglio avere diverse schede di medie dimensioni piuttosto che una sola con tanti GB;
3) Pulire sempre le lenti o i filtri ad esse associati, specialmente nei periodi primaverili. ( il polline e la polvere sono sempre in agguato). Stessa cosa vale per il sensore, cambiare la lente all’aperto comporta una maggior cura e pulizia del sensore.
4) Se si prevede l’uso di flash esterno durante l’uscita verificare le batterie e non dimenticare a casa gli accessori da usare come attenuatori di luce utili soprattutto nel ritratto e nella macrofotografia.
5) Nei periodi freddi o nei luoghi dove c’e’ un forte sbalzo termico anche in estate può essere utile avere con noi un sacchetto di plastica sufficientemente grande da contenere la reflex con l’ottica ( è un ottimo rimedio anti umidità). Quello che di solito accade quando dall’esterno entriamo in un ambiente chiuso.
Controllare sempre le impostazioni della fotocamera non ha prezzo: Iso, WB, formato immagine, tipo lettura esposi metrica, l’autofocus, velocità scatto in sequenza, posticipo dell’esposizione e in più le varie funzioni. Queste verifiche servono per evitare che durante la nostra uscita fotografica ci sia qualcosa che non volevamo impostare e che potrebbe compromettere le foto che abbiamo fatto senza che noi ci siamo accorti di nulla.
PUNTO 2)
Prima di pigiare quel pulsante pensa per un secondo a quali sono gli Elementi che costituiscono la tua “presunta” fotografia. E controlla se nella scena che stai per immortalare ci sono.
Il SOGGETTO.
Non è altro che la “motivazione” che spinge il fotografo a scattare quella determinata foto, quindi valuta per bene il tuo soggetto e chiediti se è quello che vuoi fotografare.
L’INQUADRATURA
Una volta determinato il soggetto si dovrà decidere cosa includere o meno nel fotogramma, Dovete tenere presente: la posizione in cui vi trovate rispetto al soggetto, la focale utilizzata, e non scordate le regole base della composizione. Sarà fondamentale in questo senso saper “pre-visualizzare” il risultato finale.
IL MOMENTO
Determinare il momento preciso in cui scattare è sempre difficile, in alcuni casi questo può essere determinato grazie alle attività che svolte il soggetto, in altri casi dalla luce presente al momento dello scatto.
L’ESPOSIZIONE
Secondo il tipo/quantità/qualità di luce presente nella scena e del risultato che si vuole ottenere, si dovranno impostare valori corretti di diaframmi/tempi/iso, procedendo eventualmente a compensazioni dell’esposizione nel caso in cui non si scatti in modalità manuale.
MESSA A FUOCO
La corretta messa a fuoco è di fondamentale importanza, in quanto indica il punto in cui va indirizzata l’attenzione dell’osservatore. Il punto di messa a fuoco a seconda del diaframma impostato e della lunghezza focale utilizzata determinerà la profondità di campo.
PUNTO 3)
LA MACCHINA FOTOGRAFICA Come afferrare uno smartphone ne siete in grado, ma siete in grado anche con la vostra foto camera ?
Esiste una semplicissima regola da ricordare: la mano sinistra sorregge il corpo macchina (il braccio si fa carico del peso di tutto l’apparato) e manovra zoom e messa a fuoco agendo dal basso, mentre la mano destra afferra la macchina lateralmente con il dito indice sul pulsante di scatto.
Cosa non dobbiamo mai fare con la macchina in mano:
1) Non impugnare mai la ghiera di messa a fuoco o di zoom in modo “naif” cercando di farla ruotare con un dito solo, oppure usando due dita come pollice e mignolo ecc. Tutto questo rallenta il movimento e riduce la stabilità durante lo scatto ma oltre tutto e’ brutto da vedersi.
2) Gomiti mai aperti in modo alare, voi non siete delle anatre e non state per prendere il volo. L’apertura eccessiva delle braccia piegate comporta poca stabilita e molte vibrazioni.
3) Evitare i virtuosismi da stanchezza. Se dopo molto tempo che scattate foto non vi sentite più di tenere la macchina in mano, fate una pausa, ma non impugnate la foto camera con una sola mano o la stabilità potrebbe venir meno e farla cadere causando danni di non poco conto.
PUNTO 4)
La postura prima di tutto
1) Per iniziare, quando avviciniamo la macchina al viso teniamo l’occhio ben aderente al mirino e non a distanza come se guardassimo dal buco di una serratura.
2) la nostra testa deve sporge di poco in avanti, verso la foto camera (e mai il contrario); questo e’ necessario per creare equilibrio e stabilità.
3) Gambe leggermente aperte, Piedi separati e con le punte in direzioni diverse. Questo modo di porsi fornisce la massima stabilità al corpo durante la posizione verticale.
Un punto fermo per la nostra stabilità è il suolo.
Un modo per stare sia comodi che stancarsi poco mantendno una buona stabilità è quello di sedersi a terra utilizzando le ginocchia leggermente piegate come appoggio per i gomiti mentre inquadriamo con la reflex. Questa postura aiuta a bloccare gran parte delle vibrazioni soprattutto quelle dovute al tremore o al respiro.
PUNTO 5)
IL CAVALLETTO / STATIVO / TREPPIEDI un aiuto per migliorare le nostre fotografie
In generale, l’utilizzo del cavalletto è obbligatorio quando dobbiamo (o vogliamo) fotografare utilizzando tempi lunghi, diciamo da circa 1/30 di secondo in poi. Questo capita in situazioni di scarsa luminosità come ad esempio in spazi chiusi o di notte, oppure utilizziamo il treppiedi perché vogliamo creare particolari effetti di luce o di movimento. Pensate ad esempio alle classiche scie di luce o alla tecnica della light painting.
Ma esistono anche altre occasioni, dove è buona norma utilizzarlo. Una di queste ad esempio è la fotografia di paesaggio. In questo caso pur avendo probabilmente a che fare con soggetti statici, utilizzare il cavalletto ci farà ugualmente guadagnare in nitidezza, indipendentemente dai tempi di scatto utilizzati. Stessa cosa vale anche per la macrofotografia, dove in certi casi pur avendo soggetti statici l’uso del treppiedi a forti ingrandimenti riduce l’effetto del micro mosso ed incrementa la nitidezza generale della foto.
PUNTO 6)
IL PANNING: COME RITRARRE IL MOVIMENTO
ll “panning” è una tecnica utilizzata per fotografare soggetti in movimento e consiste nel seguire con la fotocamera il soggetto inquadrato scattando durante la fase dell’inseguimento prima che esca dall’inquadratura: in questo modo avremo una foto in cui il soggetto risulterà ben definito, mentre lo sfondo sarà mosso.
MODALITA’ DI SCATTO: manuale o a priorità di tempi
TEMPI: il tempo di esposizione dev’essere sufficientemente lento da creare l’effetto mosso sullo sfondo, ma andrà comunque proporzionato alla velocità del soggetto che si vuole inseguire (solitamente non si va olte 1/60 sec). Lo stabilizzatore (VR) va disabilitato, salvo disporre di una versione di ottica in grado di riconoscere il movimento del panning.
MODALITA’ AUTOFOCUS: preferire il punto singolo selezionabile nel reticolo, con messa a fuoco continua.
PROCEDURA:
1) mettere a fuoco il soggetto prima del punto in cui si desidera scattare e iniziare a seguirlo per sincronizzare la velocità;
2) scattare premendo delicatamente il pulsante di scatto (onde evitare vibrazioni eccessive dovute ai tempi lunghi)
3) continuare a seguire il soggetto per un altro attimo, al fine di essere sicuri che il l’otturatore sia chiuso/spento il sensore).
A seconda del tipo di soggetto che si vuole fotografare e della traiettoia percorsa, può essere d’aiuto utilizzare un cavalletto/monopiede per ridurre al minimo il mosso verticale.
LO ZOOMING: CREARE L’ILLUSIONE DEL MOVIMENTO
Lo “zooming” è una tecnica utilizzata per creare foto in cui il soggetto sembra avvicinarsi o allontanarsi dal fotografo: si crea cioè una sorta d’illusione del movimento pur essendo il soggetto immobile. In questo genere di foto il soggetto risulta nitido al centro dell’inquadratura, mentre quello che lo circonda sembra muoversi da/verso il fotografo generando delle scie.
MODALITA’ DI SCATTO: manuale o a priorità di tempi
TEMPI: scegliere un tempo non troppo veloce, in modo da permettere di estendere/accorciare lo zoom prima che si completi lo scatto.
MODALITA’ DI AUTOFOCUS: singolo, con punto di messa a fuoco centrale
PROCEDURA:
1) posizionare la reflex su un treppiede o comunque su una superficie solida
2) inquadrare il soggetto al centro del fotogramma
3) premere il pulsante di scatto e iniziare subito a zoomare rapidamente
Può essere d’aiuto ricorrere all’autoscatto per evitare il mosso dovuto alla pressione del pulsante di scatto
PUNTO 7)
I GENERI FOTOGRAFICI
RITRATTO
Nel ritratto il soggetto ha la prevalenza su tutto il resto.
Per questa ragione è preferibile utilizzare diaframmi aperti, in modo da “isolare” la figura da ciò che la circonda.
Focali consigliate tra 50-105 mm, ma soprattutto la cosa più importante è l’intesa con il soggetto che si vuole ritrarre.
ACCESSORI STUDIO:
1) Fondale: chiaro, scuro o di vari colori
2) Flash (minimo 400W ciascuno): sono dotati di parabola che direziona la luce sul soggetto, generando ombre nette
3) Ombrelli: fanno rimbalzare la luce restituendola più diffusa verso il soggetto; a seconda delle dimensioni dell’ombrello, si avrà una luce più o meno concentrata. Alcuni ombrelli hanno un rivestimento interno colorato:
Argentato: riflette molto la luce
Bianco: attenua molto la luce e dona un effetto più “morbido”
Dorato: dona un effetto stile “abbronzatura estiva”
4) Softbox: al pari degli ombrelli, aiutano a diffondere la luce, ma lo fanno in modo molto più “morbido” e diffuso
5) Pannelli riflettenti: aiutano a schiarire le ombre
6) Trigger: servono per far scattare i flash
TIPI DI LUCE
Uno schema di illuminazione può essere composto da una sola luce oppure da più punti luce, non necessariamente dello stesso tipo/intensità.
A seconda della loro funzione, le luci possono distinguersi in:
LUCE PRINCIPALE (Main Light/luce chiave): è la luce prioritaria, quella che ha il compito di evidenziare il soggetto e in genere è quella che sul set viene impostata con la maggior potenza, al fine di sovrastare le altre luci e di evitare doppie ombre.
LUCE DI SCHIARITA (Fill-in): il suo ruolo è quello di schiarire le ombre generate dalla luce principale, in modo tale da renderle meno drammatiche. Può essere creata utilizzando una secondo flash, oppure ricorrendo ad un pannello/superficie riflettente in grado di riflettere appunto parte della luce principale, rimandandola indietro sul soggetto.
LUCE D’EFFETTO (Kick Light): serve a creare un effetto scenico sul soggetto. Spesso è posizionata in zone piuttosto angolate, per creare sottili corridoi di luce che illuminano i profili del corpo (luce di taglio). Può essere anche utilizzata per dirigere l’attenzione dell’osservatore su un particolare del vestito o della scena inquadrata.
LUCE PER I CAPELLI (Hair Light): è una variante della luce d’effetto; il suo compito è quello di esaltare i volumi delle acconciature, oppure di permettere una miglior leggibilità della capigliatura nell’immagine finale.
LUCE DI SFONDO (Back Light): viene impiegata per illuminare lo sfondo, fondamentale se si hanno soggetti scuri su sfondi scuri.
REPORTAGE
Quando si parla di fotografia di reportage ci si riferisce ad un genere di fotografia documentaristica legata ad un determinato fatto/evento/fenomeno. Non necessariamente deve rappresentare situazioni di degrado, di violenza o di sofferenza, sebbene questi temi spesso attirino di più l’attenzione dell’osservatore.
Sia che si voglia fare reportage, che street photography la regola principale è che occorre prepararsi prima: informarsi su usi e costumi del luogo, cultura, religione. Non solo, ma in entrambe i casi è preferibile presentare sempre diverse foto, in quanto la singola immagine verrebbe letta in base al “vissuto” e alla cultura di chi la osserva, alla sua emotività, le sue idee. Contestualizzare una foto mostrando più immagini permette di dare maggior valore al singolo scatto.
STREET PHOTOGRAPHY
Non si può dare una definizione precisa di cos’è la street photography, ma ci sono alcuni elementi che aiutano a distinguerla da altri generi simili:
1) forte spontaneità, sia del soggetto (che spesso ignora di essere fotografato), sia del fotografo (che deve a volte improvvisare per poter cogliere l’attimo);
2) presenza di persone: dal momento che la street photography documenta eventi quotidiani, relazioni, stati d’animo in cui i protagonisti sono gli esseri umani, questi devono essere presenti in quasi ogni scatto.
3) l’ambiente urbano: la città (non necessariamente dev’essere una metropoli!) è sempre presente nella street photography
4) le relazioni tra i vari elementi: siano esse relazioni tra le persone o delle persone con l’ambiente urbano che li circonda.
CONSIGLI:
1) saper cogliere l’attimo imparando ad osservare senza essere osservati;
2) essere veloci: nella street photography spesso tutto è in movimento. Occorre pertanto anche impostare tempi di esposizione brevi, in grado di evitare micro mosso e di “congelare” la scena; questo comporta spesso di dover scattare ad iso elevati, anche in considerazione della minore quantità di luce spesso disponibile nelle aree urbane.
3) “leggere” la luce PRIMA dello scatto, in modo da essere veloci nelle fasi di scatto
4) preferire focali corte e attrezzatura poco visibile se si vuole “entrare” nella scena; focali lunghe quando invece non è possibile avvicinarsi ai soggetti senza rovinare la naturalezza delle pose.
Dal momento che si fotografano le persone, informarsi su usi/costumi/leggi in merito è fondamentale, sia per non rischiare d’incorrere in problemi legali, sia perché trovarsi a dover chiedere il permesso prima di scattare farebbe perdere quella spontaneità tipica della street photography.
PAESAGGIO / ARCHITETTURA
Nella fotografia paesaggistica “pura” non dovrebbero esserci tracce della presenza dell’uomo. Nella terminologia comune, però, si tende sovente a parlare di “paesaggio” anche per quel tipo di fotografia ambientale in cui il paesaggio naturale è stato trasformato dalla persenza dell’uomo, come ad esempio nel caso di panorami di città, porti, ecc.
Nel caso in cui la fotografia ambientale ritragga particolari architettonici, si parla di fotografia di architettura.
ERRORI COMUNI NELLE FOTO PAESAGGISTICHE
1) Dimenticare di includere il primo piano
L´errore più comune di un principiante. É facile rimanere rapiti dalla bellezza di una montagna distante, pensando solo a quel soggetto, ma spesso lo sguardo dell’osservatore si sofferma prima su ciò che precede, sulla parte bassa della foto. Avere parte del fotogramma eccessivamente sfuocato riduce ampiamente l’impatto visivo della foto.
2) Avere fretta di scattare
Certi tipi di luce durano solo pochi attimi, ma possono richiedere molto tempo prima di poter essere catturati. Spesso occorre spostarsi molto per trovare il punto migliore da cui fotografare e non sempre si può sapere qual è l’ora esatta in cui la luce “perfetta” illuminerà la scena.
3) Fotografare l’orizzonte storto
Sebbene sua facilmente raddrizzabile in post produzione, ci sono molti strumenti utili a scattare una foto corretta subito: molti treppiedi sono dotati di una o più bolle in grado di allineare perfettamente la reflex. Inoltre, molte macchine hanno delle griglie di riferimento o degli orizzonti artificiali nel display che possono aiutare il fotografo.
4) Fotografare solo con il grandangolo
Indubbiamente il grandangolo è la focale più utilizzata in ambito paesaggistico, ma lo scopo non dev’essere quello d’includere più panorama possibile, bensi scegliere gli elementi giusti per ottenere l’effetto desiderato.
A volte una focale troppo ampia può rendere “vuota” all’osservatore una foto.
5) Esposizione sbagliata
Nella fotografia di paesaggio spesso s’includono nel fotogramma sia il cielo che la terra, ma questi possono richiedere esposizioni molto differenti. Esporre per il cielo potrebbe rendere troppo scura la terra, mentre esporre per la terra potrebbe portare a “bruciare” il cielo.
Si può ricorrere a filtri degradanti o al bracketing per poter controllare questo tipo di esposizione.
5) Includere troppe cose
La semplicità nella fotografia è essenziale: questo vale anche per la fotografia paesaggistica. Includere troppe cose in una scena, fa diminuire di valore il soggetto principale.
6) Scattare solo in orizzontale
Se da un lato è fondamentale scattare con l’orizzonte dritto, dall’altro è sbagliato pensare che nella fotografia di paesaggio esista solo l’inquadratura orizzontale. Indubbiamente è quella più utilizzata, ma in certi casi vale la pensa provare anche “tagli” differenti.
SPORT
Nella fotografia sportiva solitamente l’obiettivo è quello di “congelare” l’azione o d’immortalare un gesto o un espressione significativi. Per questo motivo il tempo di esposizione ha un ruolo fondamentale in questo genere di fotografia.
ESPOSIZIONE: spot o matrix a seconda del tipo di focale utilizzata
TEMPI: salvo voler creare effetti particolari (“mosso artistico”), i tempi non dovrebbero mai essere più lenti di 1/125;
MODALITA’ DI SCATTO: priorità di tempi o in manuale. Utile impostare lo scatto multiplo, in modo da poter riprendere una sequenza e scegliere poi quale fotogramma tenere.
DIAFRAMMI: per avere tempi veloci ad iso bassi, nonché per “isolare” il soggetto dallo sfondo e concentrare l’attenzione dell’osservatore sull’azione, è consigliato usare diaframmi aperti (f2,8-4).
FOCALE: i tele sono l’ideale per scattare foto che consentano d’isolare bene il soggetto dallo sfondo, mentre i grandangoli possono andare bene per foto d’effetto, per fare foto panoramiche/di gruppo o per “entrare nella scena”.
AUTOFOCUS: preferibile la selezione dinamica con AF continuo
MACRO FOTOGRAFIA
RAPPORTO RIPRODUZIONE:
Si parla di fotografia macro solitamente per identificare quel tipo di foto aventi come rapporto di riproduzione che va da 1:1 a 10:1.
Prima e dopo tale limite si parla rispettivamente di “fotografia ravvicinata” e “microfotografia”.
Il rapporto di riproduzione è il rapporto tra le dimensioni del soggetto impressionato sulla pellicola/sensore e le sue dimensioni reali.
Un francobollo quadrato di 2 cm di lato, ad esempio, secondo le dimensioni che avrà sulla pellicola darà:
2 cm = rapporto 1:1 (ovvero 1) 1 cm = rapporto 1:2 (ovvero ½ = la metà) 0,5 cm = rapporto 1:4 (ovvero ¼ = un quarto) 4 cm = rapporto 2:1 (ovvero 2/1 = il doppio)
La prima cifra indica le dimensioni registrate sulla pellicola/sensore, la seconda le dimensioni reali del soggetto (espressi in frazione).
TUBI PROLUNGA
A differenza delle lenti addizionali, i tubi di prolunga non modificano lo schema ottico dell’obiettivo in uso, ma sono meno pratici da utilizzare e comportano il fatto di far lavorare l’obiettivo a distanze di ripresa per cui non è stato progettato in origine. In pratica i tubi di prolunga non fanno altro che allontanare l’obiettivo dal piano del sensore.
Per semplicità, quindi si può trovare il fattore di ingrandimento semplicemente dividendo la lunghezza del tubo di prolunga per la lunghezza focale dell’obiettivo in uso.
ANELLO INVERSIONE:
permette di montare l’ottica al contrario, consentendo notevoli ingrandimenti senza perdita di nitidezza dovuta a lenti aggiuntive o perdita di luminosità tipica dei tubi di prolunga. La messa a fuoco si ottiene manualmente avvicinando/allontanando l’ottica dal soggetto.
ATTENZIONE: nel caso in cui si utilizzino ottiche prive della ghiera dei diaframmi si è spesso costretti a lavorare al valore minimo, con conseguente perdita di nitidezza dovuta all’elevata diffrazione che si viene a creare per la scarsa luce.
Per ovviare a questo problema o si agisce “manualmente” aprendo i diaframmi (con risultati però Difficili da prevedere in merito all’esposizione), oppure sfruttando alcuni accessori che “simulano” la ghiera manuale dei diaframmi.
STILL LIFE
Nelle foto di still life vengono solitamente ritratti soggetti inanimati, ripresi con fonti d’illuminazione opportunatamente disposte. Caratteristica fondamentale di questo tipo di foto è che i soggetti accuratamente selezionati e disposti devono essere completamente isolati da ogni altro contesto.
Per iniziare può essere d’aiuto osservare le pubblicità di prodotti che si trovano nelle riviste e cercare di “riprodurre” quegli scatti. Sarà utile in tal senso anche abituarsi ad osservare gli oggetti che ci circondano per capire quale effetto produce la luce che li colpisce: in questo modo il nostro occhio si allena a “vedere” quale schema di illuminazione può essere più adatto a produrre un determinato risultato.
Fondamentale nello still life è di saper giostrare non solo la luce, ma anche le ombre, al fine di riuscire a dare quella sensazione di tridimensionalità che gli oggetti hanno nella realtà.
AUTOFOCUS: preferibile mettere a fuoco in manuale
ESPOSIZIONE: lettura spot/matrix a seconda del soggetto. Nel caso in cui la scena sia molto complessa, conviene eseguire più scatti illuminando alternativamente le varie parti e poi “montare” il tutto in post produzione.
DIAFRAMMI/TEMPI: sono variabili in funzione del soggetto fotografato e del risultato che si vuole ottenere con lo schema di illuminazione creato
LIGHT PAINTING
Light Painting (“Disegnare con la luce”), è una tecnica che permette di “dipingere” il nostro soggetto con una sorgente luminosa, proprio come se essa fosse un pennello.
Questa tecnica è da utilizzarsi in un luogo buio o quasi, lasciando aperto l’otturatore della fotocamera e illuminando il soggetto con una o piu sorgenti luminose “mobili” (una torcia, un cellulare, un tablet, un accendino, ecc.).
L’esposizione va fatta a tentativi, ma può essere utile avere una lettura “prima” dello scatto e poi considerare di sottoesporre di ca 2 stop, in modo da evitare di bruciare le alte luci. Utilizzare ISO bassi per evitare il rumore.
Se ci si muove velocemente sulla scena, la figura non viene “catturata” dal sensore.
PUNTO 8)
COME FOTOGRAFARE CHI E COSA
FOTOGRAFARE LA LUNA:
OTTICA: meglio un tele, se possibile con estensione di minimo 200mm, altrimenti la luna risulterà troppo piccola nelle foto e si dovrà ricorrere a pesanti “crop” con conseguente perdita di dettaglio
ESPOSIZIONE: lettura spot! La luna brilla perché riflette la luce del sole e quindi occorre prestare molta attenzione all’esposizione. Esistono varie regole, ma considerando la differente intensità di luce nei vari momenti della sera, data sia dalla posizione in cui ci troviamo, dall’altezza della luna sull’orizzonte, dall’inquinamento luminoso che ci circonda, ecc…l’unica soluzione valida è quella di partire dalla regola di base e poi “sperimentare”.
TEMPI: la regola “LUNA 11” prevede di scattare a 100 ISO con diaframma f/11 e a 1/200 sec. Dal momento che la luna si muove velocemente, meglio non scendere sotto 1/100-125 sec (valore comunque variabile in base alla lunghezza focale utilizzata).
DIAFRAMMI/ISO: per poter ottenere il massimo dettaglio possibile, occorre scattare non solo a ISO bassi, ma anche chiudendo i diaframmi, possibilmente senza scendere sotto f/8. Questo permette di dare maggiore risalto anche ai crateri.
AUTOFOCUS: il forte contrasto abbinato alla poca luce e alle piccole dimensioni della luna mettono spesso in difficoltà l’autofocus delle reflex. Se non si riesce a focheggiare in automatico, passare alla messa a fuoco manuale, ma SENZA girare la ghiera su infinito, in quanto calerebbe vistosamente la nitidezza della foto!!!
CONSIGLI:
1) usare treppiedi o altra superficie solida
2) usare l’autoscatto per evitare di muovere la fotocamera durante lo scatto. Se si usano ottiche lunghe e/o pesanti, impostare un tempo lungo per l’autoscatto in modo da avere il tempo necessario a “stabilizzare” l’attrezzatura
3) eseguire più scatti in sequenza per poter poi in post produzione ottenere maggiore nitidezza
LE TRACCE STELLARI:
Si effettua utilizzando tempi molto lunghi, così da mettere in risalto il moto delle stelle. Per eseguire questo scatto occorre:
1) puntare l’obiettivo verso il polo nord e avere la stella polare al centro dell’inquadratura (questa sarà l’unica stella a restare fissa)
2) Impostare tempo di posa lunghi: maggiore sarà il tempo di posa, più lunghe saranno le scie.
3) utilizzare un ottica grandangolare, o comunque non superiore ai 50mm
4) impostare l’esposizione considerando la seguente formula:
T=550/f,
in cui T rappresenta il tempo di posa, mentre f è la lunghezza focale espressa in mm.
LA NEVE:
1) Preferire misurazione spot, puntare su una zona chiara e sovraesporre di ca 1 stop
2) Bilanciare il bianco per contrastare la dominante azzurra dovuta alla riflessione del cielo sulla neve nelle giornate di sole.
IL FUOCO:
1) Preferire un ambiente poco luminoso, in modo da non risentire dell’influenza delle altre fonti luminose
2) Utilizzare messa a fuoco manuale per un risultato ottimale e non avere ritardi nello scatto dovuti alla continua ricerca del punto di messa a fuoco (soprattutto nelle reflex entry level)
3) Aprire il diaframma in modo da sfocare eventuali oggetti sullo sfondo e scattare con tempi rapidi, minimo 1/80 sec. (tempi più lenti potrebbero rendere meno delineata la fiamma)
4) Nel caso in cui l’ambiente riveste comunque una certa importanza, procedere con un colpo di chiarita con il flash (fill in)
FUOCHI D’ARTIFICIO:
1) Impostare tutto in manuale, sia l’esposizione sia la messa a fuoco.
2) Utilizzare tempi da 3 a 5 secondi, con diaframma f/11 e iso più bassi possibili onde evitare rumore; questi tempi possono variare in base alla focale utilizzata e all’intensità dei fuochi.
3) Scattare PRIMA che avvenga l’esplosione, Cosi da immortalare l’intera scia luminosa.
FUMO:
1) Occorre un fondale scuro, un flash con uno snoot (accessorio che permette di creare un fascio luminoso) e un riflettore
2) Puntare il flash attraverso il fumo verso il riflettore, prestando attenzione a non illuminare lo sfondo
3) Chiudere i diaframmi in modo da avere sufficiente profondità di campo
4) Mettere a fuoco manualmente (in questa fase si può ricorrere ad altre fonti d’illuminazione)
5) Utilizzare un tempo sufficientemente veloce da “congelare” il fumo
6) Utilizzare eventuali filtri colorati per dare un colore al fumo
FULMINI:
1) Impostare diaframma a f/11 e utilizzare pose lunghe (indicativamente tra i 15 e i 30 secondi)
2) Messa a fuoco manuale
3) Tenere iso bassi in modo da evitare il rumore
4) Cercare di “prevedere” quando arriveranno i fulmini e iniziare a scattare in anticipo.
CONCERTI:
1) Utilizzare ottiche luminose, dal momento che il flash spesso non è consentito o è inutile data la distanza degli artisti
2) Impostare diaframmi aperti in modo da avere tempi sufficientemente lunghi e iso non troppo elevati
3) Preferibile misurazione spot sul soggetto e, se necessario, sottoesporre quando si hanno troppe fonti luminose frontali
e buona sperimentazione……………………