(Piccola parentesi) La Fotografia moderna, o meglio, la tecnica per imprimere un’immagine su di un supporto mediante la luce, giunge originariamente grazie alle ricerche maturate nell’ambito della chimica e della fisica. Rammentiamo a tal proposito il trascorso maturato tra le prime lastre zincate/argentate, le prime carte impregniate chimicamente allo ioduro di argento, fino ad arrivare all’utilizzo della modernissima strumentazione elettronica. A cavallo tra gli anni settanta e gli ottanta, prendendo spunto da queste concezioni “chimico/fisiche” connesse alla fotografia, è nata una nuova tecnica nella produzione dell’arte figurativa. Questa nuova coscienza ha preso il nome di Scomposizione della luce.
– Cos’è la Tecnica della Scomposizione delle Luce. Non confondiamo la “tecnica” con “l’arte”, poiché sono due astrazioni tra loro distinte. La tecnica è lo strumento che permette di creare qualcosa, l’arte è il risultato al quale si è arrivati per mezzo della tecnica. L’idea di base della “Scomposizione della luce” prende spunto dagli studi di Isaac Newton sulla luce e sulle onde elettromagnetiche. Applicare questa tecnica all’arte figurativa è molto semplice, ne possiamo riassumere il procedimento dicendo che: Una superfice metallica trattata con il calore modifica la propria struttura e con essa le onde elettromagnetiche riflesse. Si ha così una differente parte dello spettro luminoso rispetto alla condizione iniziale della stessa. In poche parole, se inizialmente la lastra era color rame, dopo averla “trattata” diventa rossa, gialla, verde, o altra sfumatura che si riesce ad ottenere. Il principio fisico non è altro che: il calore applicato a un metallo ne modifica lo stato fisico.
– Come si applica la Scomposizione della Luce all’arte. Com’è stata Illustrata poco fa a molti di voi può sembrare tutto tranne che un procedimento per realizzare arte figurativa. Mi posso immaginare alcuni di voi che stanno fantasticando al pensiero del calore e del metallo, immaginando un forzuto fabbro che disegna paesaggi e ritratti su lastre d’acciaio mediante una fiamma ossidrica. No Signori, le cose non stanno cosi anzi, non serve né un fabbro né una fiamma ossidrica per sperimentare questa tecnica, basta solamente il calore che possiamo riprodurre in casa nostra mediante comuni elementi riscaldanti (gas, forni elettrici, ecc ecc ). Se generalmente pensiamo all’arte e alla tecnica per realizzarla, di certo ci vengono in mente “elementi” come Olio, Acquarello, Cera, Acrilico, polveri, ecc., sostanze che da sempre l’uomo impiega per realizzare un dipinto, un affresco, un collage ecc. A differenza di ciò e senza utilizzare nessun tipo di pigmento, con la scomposizione della luce possiamo raffigurare qualsiasi cosa mediante il calore su di una lastra di rame. (Per quale motivo il rame? Semplice, si tratta di un elemento che modifica la propria struttura fisica a temperature non eccessivamente alte) Ricapitolando: Partendo dal presupposto che non dobbiamo utilizzare nessun pigmento fisico, proviamo a realizzare; un ritratto, un paesaggio oppure una classica veduta di Venezia, utilizzando solo il calore per modificare lo stato fisico della materia…. Cosa mi dite ore, Ci riuscite?
– Come procedere con la tecnica della Scomposizione della luce: Vi siete mai accorti scaldando sul gas di casa vostra pentole di acciaio o di rame (senza acqua o altro elemento all’interno) che sulla superfice delle stesse appaiono degli ALONI COLORATI E SEMICIRCOLARI? Aloni che sono più colorati e grandi se la nostra pentola resta per maggior tempo sul fuoco. Se ci fate caso questi aloni spesso sono visibili anche sulle MARMITTE DELLE MOTO o SU I TUBI IN METALLO DOVE LA TEMPERATURA INTERNA E’ MOLTO ALTA, per esempio quelli in acciaio delle stufe o degli impianti idrici industriali. Bene, ora che avete capito a cosa mi riferisco tocca a voi: scaldate una lastra di rame sul gas di casa o nel forno della cucina e nel momento che emergono quegli aloni sulla sua superfice, provate a creare un’immagine, un disegno o una grafica ma senza applicarci sopra nulla. NESSUN PIGMENTO o ALTRO CHE POSSA ESSERE ESTRANEO ALLA LASTRA STESSA. Prima che qualcuno di voi pensi, beh che ci vuole ora che conosco il metodo…….. V’invito a ragionare su come si possa far apparire su di una lastra di rame IL COLORE ROSSO (e di porlo in modo corretto su un tetto), far apparire IL COLORE VERDE (e di metterlo sull’erba), IL GIALLO (per le foglie), IL BLU (per il cielo) o IL MAGENTA (per muri e pareti…). Prima di iniziare a fare una prova chiedetevi: MA COME FACCIO A CREARE TUTTI QUESTI COLORI SOLO SCALDANDO UNA LASTRA DI RAME? MA SOPRATTUTTO COME FACCIO A FARLI FINIRE PRECISAMENTE DOVE DESIDERO SULLA SUPERFICE DELLA LASTRA AL FINE DI RIPRODURRE UNA IMMAGINE REALE? Prima di dare nuove risposte, trovo giusto lasciare alle persone il tempo di provare questo nuovo meccanismo tentando in prima persona.
Termino quest’articoletto sulla Scomposizione della luce con alcune nozioni di base:
– La condizione termica per questa tecnica applicata al “Rame” varia dai 120° ai 320° gradi circa.
– Ogni colore ha una propria temperatura di cottura, superata la quale si passa a sfumature diverse o nientemeno che al colore successivo.
– Ogni volta che la lastra è riscaldata, i colori presenti sulla stessa passano al successivo.
– Per avere differenti tinte sulla lastra come per esempio il magenta su un determinato posto o il verde su un altro, la stessa va riscaldata diverse volte a temperature differenti.
– Il verde è l’ultimo colore che si può raggiungere senza distruggere i legami fisici della lastra mediante il calore, superato il verde, i legami strutturali diventano talmente labili da mostrare in quelle zone una tinta scura dalla quale non si può più tornare in dietro.
– In fine per ripristinare la lastra o parte di essa allo stadio iniziale riportandola al color “rame”, la stessa deve essere trattata con una soluzione acida. Al contatto con l’acido la struttura della lastra torna allo stadio normale (mostrando cosi il color rame come succede quando puliamo certi oggetti con dei prodotti adatti a quel metallo). Tutte le parti non trattate con la soluzione acida manterranno inalterati i colori già acquisiti con le precedenti cotture.
– La tecnica per ricreare una vera fotografia con la scomposizione della luce si chiama “retinatura della lastra tramite UV”. Si sviluppa un negativo retinato su acetato trasparente che si usa come schermatura per il passaggio sotto gli Ultravioletti. Le parti esposte saranno quelle che reagiranno poi al calore e al cambio di colore del metallo. Vi lascio con alcune foto scattate a opere realizzate con la scomposizione della luce su lastra di rame purissima. Vi ricordo che tutto ciò è realizzato senza l’utilizzo di pigmenti.
Sotto alcune lastre in rame realizzate con la tecnica della Scomposizione della Luce.
Biografia dell’artista Mario Nicorelli unico in grado di utilizzare questa tecnica
Mario Nicorelli (Novi Ligure AL, 28 ottobre 1931) è un pittore italiano. Dopo la seconda guerra mondiale si è trasferito in Jugoslavia dove, nel 1952, ha iniziato l’attività artistica. Rientrato in Italia, si è trasferito ad Albissola Marina, in Liguria in provincia di Savona, dove è entrato in contatto con artisti affermati, tra cui Lucio Fontana, Giuseppe Capogrossi, Aligi Sassu, Wilfredo Lam, Agenore Fabbri, Emilio Vedova. Non apprezzando le novità introdotte nell’arte contemporanea, ha preferito perseguire da autodidatta un’arte figurativa originale. In seguito si è trasferito a Motta di Livenza.
Ispirandosi alle correnti pittoriche del divisionismo e del puntinismo, e soprattutto studiando le teorie di Isaac Newton, ha ideato il metodo di scomposizione della luce, usando le onde elettromagnetiche in funzione di una ristrutturazione della propria pittura.
Il metodo adottato da Nicorelli consiste nell’ottenere uno specifico colore su una lastra di rame, la cui superficie, precedentemente trattata con un acido, viene riscaldata: con l’effetto del calore il metallo cambia di colore secondo la gamma dello spettro luminoso visibile. Bloccando il procedimento nel momento giusto, si ottiene il colore desiderato.
Autore di varie mostre personali e di un libro intitolato “L’utopia del tredicesimo Apostolo”, da lui stesso stampato in duemila copie e distribuito gratuitamente, ha comunque continuato a dipingere anche con tecniche tradizionali. Si dedica anche alla poesia, alla musica e alle nuove tecnologie. Ha realizzato nel suo laboratorio invenzioni regolarmente brevettate, di cui alcune sfruttate industrialmente nel settore del mobile/arredo.