La Giogaia : perché fotografare in montagna.
E’ di sicuro uno dei luoghi che frequento maggiormente nel mio tempo libero, sia da solo sia con la mia famiglia. La natura, il paesaggio e la cultura radicata nella gente che ci risiede creano un mix di emozioni che si caratterizzano di valle in valle o da paese a paese. Il bello di questi luoghi risiede in quel pizzico di mistero da scoprire a poco a poco nelle visite successive.
Tutto questo è di perse’ già radicato nell’amatore, nell’appassionato e nello sportivo di montagna, ma se ci presentiamo come fotografi nudi e crudi in questi luoghi, per noi come cambiano le cose? Proviamo a capire come deve porsi un fotografo quando si reca con uno scopo ben preciso in questi posti.
Con il suo paesaggio ricco di elementi variopinti La montagna è per molti fotografi un macigno complicato da scalare per ottenere un buon risultato fotografico, soprattutto diventa inarrivabile per quelle persone che non si sono abituate mentalmente a percepire spazi cosi grandi che mutano di luce colore e forma durante la giornata in modo inaspettato.
Ottenere una fotografia che ci faccia esclamare WOW senza precipitare nel banale, diventa per molti un’impresa ardua e sotto certi versi poco conveniente, al punto che, molti fotografi si rifiutano di fotografare nelle zone montane preferendo generi più affini alle loro capacità, quali la Street-photography, il ritratto, ecc.
Indubbiamente ricca di charme la montagna è da sempre meta per professionisti e principianti desiderosi di scovare la scena ideale da riprendere, sia di giorno sia di notte, con il bello o con il cattivo tempo. Imponente, selvaggia e cruda, ma allo stesso tempo fiabesca quasi irreale da sempre riveste tra gli appassionati il ruolo di “mannequin” nella fotografia paesaggistica. Poco importa la zona geografica o l’altitudine in cui vi trovate, in ogni dove la montagna ostenta un territorio policromo che si rinnova di stagione in stagione per il piacere di appassionati e non di fotografia.
Da tenere in considerazione che, con un bassissimo inquinamento luminoso la notte e scarse concentrazioni d’inquinanti nell’aria rispetto alla pianura, la montagna è la meta favorita per l’osservazione astronomica, sia estiva sia invernala. Caratteristico poi è fotografare nel periodo invernale con la luna piena quando il manto nevoso irradiato trasforma lo scenario in un panorama paradossale. Dove il nero della notte costellato di piccoli puntini dati dalle stelle, si contrasta con il suolo illuminato a giorno grazie alla luna che riflette la sua luce sulla neve. ( immagine d’esempio copertina by……. )
Parlando di fotografia paesaggistica su territori sconfinati e ricchi di colori e sfumature non possiamo fare a meno di ricordare a tutti la massima NITIDEZZA e PULIZIA per ogni scatto. Prima cosa da ricordare è di utilizzare una buona profondità di campo per avere quanta piu’ scena nitida e a fuoco possibile, ovviamente ci sono casi dove una certa ricerca del fotografo porta all’uso minimalistico della scena paesaggistica, con maggiori zone sfumate o sfocati rispetto a quelle nitide. Ma questi casi sono rari e soprattutto elaborati da chi a priori ha imparato a fotografare il paesaggio nel modo migliore.
In fine ricordatevi sempre che nella fotografia paesaggistica un soggetto ci deve essere sempre. Mi permetto quindi di consigliare a chi è in grado di lavorare in manuale di impostare diaframmi molto chiusi da F16 in su, l’uso di un filtro polarizzatore o ND, giocando possibilmente su tempi non sempre velocissimi, anzi in certi casi piuttosto lenti in base allo scenario in cui ci si trova. I tempi lenti sono utili per catturare il leggero movimento di foglie, arbusti, nuvole, acque, che rendono più dinamica la foto.
Quali accessori vi conviene portare con voi durante questo genere fotografico?? Bhee non molti, ma uno in particolare può essere d’aiuto. Cavalletto / Treppiede : Si o No? Tralasciamo momentaneamente i consigli dati dalle pubblicità sul web proprio dalle case produttrici dei nostri treppiedi e concentriamoci invece sulle varie Scuole di pensiero di chi li usa quotidianamente e in ogni luogo geografico per i propri fini fotografici. Da subito vi confermo che io propendo per il SI, per l’uso dei treppiedi sempre anche alla presenza di buona luminosità. I treppiedi moderni sono generalmente compatti e leggeri, offrono poi una mobilità durante lo scatto invidiabile rispetto ai modelli in commercio venti anni fa ( si pensi solo alle teste a sfera o/a cremagliera e a quali passi in avanti abbiamo fatto con accessori di vario genere come le slitte o le teste reclinabili per la macrofotografia, ecc ). Uno dei vari motivi per cui conviene usare sempre i treppiedi è quello di evitare il micro mosso determinato da movimenti involontari durante lo scatto, un altro motivo per il quale usarlo anche di giorno e per sfruttare tempi più lunghi utili a catturare il movimento di determinate cose nell’ambiente circostante. Il movimento può essere quello dell’acqua ( cascata, lago o fiume che sia ), quello delle foglie o delle chiome alberate scosse dal vento, oppure quello delle nuvole che scorrono in cielo creando lunghe scie, ecc ecc..
Sperando di avervi incuriositi almeno un po’ sulla fotografia paesaggistica legata alla montagna, vi saluto e a presto. Mario Nicorelli